Hospitality sotto pressione: la necessità di una rigenerazione
Il turismo ha avuto con la pandemia un crollo verticale.
La infografica di The European House Ambrosetti fornisce i dati di settore in Italia per il 2019.
I ricavi delle strutture ricettive, pari a circa 25,6 €/Mld, si sono oggi più che dimezzati.
Molte di esse sono al collasso.
Eppure, come dice Roberto Necci a Stefania Perscarmona su We-Wealth, alle aziende non conviene vendere.
La loro valutazione si è infatti ridotta anche del 50% e allora si attendono tempi migliori per evitare la svendita.
Per molte la soluzione può essere quella di ripensare la destinazione, andando verso formule di accoglienza ibrida ovvero il Mixed Use.
È un’esigenza che, in molti casi, la pandemia ha solo accelerato.
Il Piano Colao aveva già indicato gli aspetti che limitano la competitività internazionale delle strutture alberghiere:
- Frammentazione (36.000 con 34.000 proprietari):
- Vetustà (il 20% ha più di 100 anni, il 60% più di 30);
- Offerta preponderante in fascia intermedia (circa il 55% degli Hotel sono a 3 stelle) contro una domanda in crescita delle strutture di fascia medio-alta.
È necessaria una profonda riqualificazione, anche funzionale.
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