Quarta Rivoluzione Industriale: lo smart working può realizzarla davvero?
Lavorare da remoto per 2 o 3 giorni a settimana: equivale per ogni lavoratore a percorrere circa 282 km in meno all’anno.
Sono numeri che si ricavano da un articolo di @Jaime D’Alessandro su Repubblica, che Filippo Poletti cita in un suo post su LinkedIn
Si tratterebbe di un contributo decisivo, forse stimato per difetto, alla sostenibilità.
La citazione è stata lo spunto per rileggere le riflessioni di Manuela Gianni, che su digital4biz riferisce dei risultati dell’indagine del Politecnico di Milano: l’89% delle 244 grandi imprese italiane interpellate rivedrà i propri spazi con interventi strutturali, o ne ripenserà l’utilizzo.
Appare sempre più probabile l’affermazione, nell’organizzazione del lavoro, di un modello ibrido, nel quale gli uffici diventeranno luoghi di socializzazione, frequentati saltuariamente su base volontaria.
Da questo potrebbe derivare anche la loro evoluzione in piccoli hub distribuiti sul territorio.
A fare da cornice a tutto questo vi sarebbe un nuovo modello di pianificazione urbana, policentrico e fondato su un criterio di prossimità: è il modello della 15 Minute City promosso dal Professore della Sorbona, Carlos Moreno.
L’impatto che un simile scenario avrebbe sullo #sviluppoimmobiliare e l’organizzazione di Città e immobili sarebbe straordinario.
Da circa un decennio molti hanno visto nella digitalizzazione la Quarta Rivoluzione Industriale. Ora, forse, è arrivato il momento perché davvero si realizzi
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