2021, un buon anno per il CRE in Italia, ottimo in Europa
Sono le conclusioni che si possono trarre dai report che CBRE dedica agli investimenti in commercial real estate, effettuati nel nostro Paese e nell’intero continente europeo, nell’anno appena concluso.
In Italia la Logistica ha fatto segnare un andamento record e ha scalzato gli Uffici dal ruolo di asset class regina che in passato ha tradizionalmente avuto.
Va segnalato anche il grande recupero della Hospitality, soprattutto nel settore Luxury e attraverso operazioni value add.
Infine, continua la forte accelerazione degli Alternative Assets: per chi vi ricomprende, insieme al comparto Healthcare, Centraline e Data Center, anche i 700 €/Mln del Residenziale e delle sue declinazioni nei format innovativi del Living, gli investimenti arrivano a 1,9 €/Mld: sono quasi il 20% del totale.
In termini più generali credo siano da evidenziare alcuni aspetti:
- La distribuzione più equilibrata degli investimenti tra le diverse asset class;
- Alcuni segnali che indicano, sia pure timidamente, un recupero di attrattività, rispetto agli ultimi anni, di Città e location secondarie e del Sud Italia;
- Il ritorno degli investitori stranieri ai quali è stato nuovamente riferibile oltre il 70% del totale dei volumi di investimento;
- La dimensione, tuttavia, sempre limitata del mercato italiano rispetto a quello europeo: il totale degli investimenti nel nostro Paese è stato pari a 10,3 €/Mld. In Europa i volumi di investimento hanno raggiunto quota 359 €/Mld.
Sotto questo ultimo riguardo, se rapportiamo il totale investito agli abitanti abbiamo uno scostamento di 1 a 3.
A che cosa è riferibile questa notevole distanza? Una delle ragioni principali è data dalla mancanza di prodotto.
Il nostro patrimonio immobiliare è in larga parte vetusto, se non degradato. La trasformazione della domanda sta conoscendo una decisa accelerazione, in dipendenza dell’emergenza pandemica e dell’affermarsi dei trend riferibili a sostenibilità e digitalizzazione.
Di conseguenza, per gli immobili all’obsolescenza fisica si sta aggiungendo quella funzionale, ovvero l’incapacità di rispondere adeguatamente ai nuovi bisogni.
Vi sono tutte le premesse perché si metta mano ad una vasta opera di rigenerazione del patrimonio immobiliare italiano.
Le risorse, con buona probabilità, ci saranno. Le condizioni per il loro ottenimento ci costringeranno a intraprendere, finalmente, le riforme necessarie ad avvicinare il nostro Paese agli standard di efficienza europei.
Occorre, però, anche uno sforzo di progettualità e di innovazione: ad esso non possono essere estranei i piccoli e medi proprietari
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