Il futuro del Coworking, un asset alternativo su quale scommettere
In questi ultimi due anni sono molte le classi di investimento del mercato immobiliare che sono andate in sofferenza.
E di certo, anche il mercato dei coworking spaces ha subito, nell’ambito della più ampia crisi degli Uffici, dei contraccolpi in conseguenza della ridotta mobilità e della necessità di distanziamento sociale.
Ma quale sarà il futuro di questa tipologia di investimento immobiliare, ora che ci avviamo, grazie all’avanzamento della campagna vaccinale, a recuperare i nostri spazi di libertà?
La scorsa settimana ho commentato le previsioni dell’Osservatorio Smart Working 2021 del Politecnico di Milano diretto da Mariano Corso: in Italia nel post pandemia a fare ricorso al lavoro da remoto saranno 4,38 milioni di lavoratori, contro i soli 570.000 del 2019.
Rispetto a questa, che è una vera e propria rivoluzione, quale sarà il ruolo del coworking, degli spazi di lavoro flessibili?
Un’interessante intervista a Mauro Mordini, Country Manager di IWG per l’Italia, pubblicata qualche giorno fa su Italian Coworking fa una panoramica molto completa sulle prospettive dei flexible offices, offrendo molteplici spunti di riflessione.
Mi soffermo su alcuni aspetti:
- Era stato autorevolmente previsto nel 2019 che, su scala mondiale, entro il 2030 gli spazi di lavoro flessibili avrebbero raggiunto il 30% delle superfici ad uso terziario. Il nuovo scenario, nel quale l’impostazione del lavoro sarà ibrida, assegna alla flessibilità un ruolo centrale. La conseguenza sarà una significativa riduzione dei tempi necessari all’avverarsi della previsione. È probabile che quella quota verrà raggiunta già nel 2026 o addirittura nel 2025.
- Nel nostro Paese i margini di crescita del coworking sono enormi: oggi i circa 800 spazi di lavoro condiviso coprono l’1 o il 2% del mercato. Quanti ne occorreranno per servire adeguatamente un bacino di oltre 4 milioni di utenti?
- In questo contesto di rilevante sviluppo, quale sarà il ruolo del Sud Italia? Ad oggi gli spazi del Mezzogiorno rappresentano solo il 20% del totale. È probabile che una maggiore sensibilità verso i principi della sostenibilità ESG, anche, quindi, in termini di inclusione sociale, spinga verso una distribuzione più diffusa degli investimenti e della crescita. Il fenomeno del south working è, appunto, un’espressione di questa visione diversa dello sviluppo e dell’organizzazione del lavoro. In questo senso, anche la maggior diffusione degli spazi di coworking al Sud può essere un’opportunità da cogliere.
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